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Pubblicato: 26/03/2015 da



Emergenza da virus Ebola in Africa Occidentale

Roberto Luzzati, Struttura Complessa di Malattie Infettive, Azienda Ospedaliero-Universitaria 'Ospedali Riuniti' di Trieste

Un'epidemia di febbre emorragica virale, la malattia da virus Ebola, è in corso in Africa occidentale coinvolgendo in particolare Guinea Conakry, Sierra Leone e Liberia a partire dal dicembre 2013.

Di quale malattia stiamo parlando?
Col termine di febbri emorragiche virali si intendono alcune gravi malattie infettive i cui sintomi predominanti sono la febbre associata a manifestazioni emorragiche a carico della cute, delle mucose e dei visceri. Il virus Ebola, uno dei virus in causa nelle febbri emorragiche, è stato identificato nel1976 durante l’epidemia di febbre emorragica scoppiata pressoché contemporaneamente nei pressi del fiume Ebola in Zaire, ora repubblica democratica del Congo, ed in Sudan. Il virus Ebola è tornato successivamente alla ribalta per numerose epidemie sempre caratterizzate da numerosità di casi relativamente contenute ed alta mortalità. Ad esempio nel 1995, ancora in Zaire, furono registrati 316 casi di cui 245 decessi.


FIGURA 1
 
Quali sono le caratteristiche dell’attuale epidemia da virus Ebola?
L’epidemia da virus Ebola in corso in Africa occidentale si caratterizza per le dimensioni straordinariamente ampie, sia a livello rurale che urbano, e per la durata protratta del fenomeno. A partire dal dicembre 2013, quando sono stati documentati i primi casi in Guinea Conakry (FIGURA 1), sono state infettate da virus Ebola circa 22.900 persone di cui oltre 9.100 sono decedute a causa della malattia. L’epidemia stà provocando effetti devastanti in Guinea, Sierra Leone e Liberia sconvolgendo l’economia precaria di quelle regioni e compromettendone la funzionalità del già fragile sistema sanitario. Al febbraio 2015, più di 800 operatori sanitari sono stati infettati dal virus Ebola e quasi 500 di questi sono morti.


FIGURA 2
 
Virus Ebola: di che cosa si tratta e come si diffonde?
L’origine del virus Ebola è sconosciuta ed i pipistrelli della frutta sono considerati i probabili ospiti naturali del virus. ll virus Ebola è un virus ad RNA a forma filamentosa appartenente alla famiglia delle Filoviridae (FIGURA 2) che nel corso dei precedenti focolai epidemici è stato isolato in campioni biologici di primati non umani (scimmie, gorilla e scimpanzé). Nell’attuale epidemia il virus ha come ospite naturale proprio il pipistrello della frutta. Di conseguenza, la distribuzione geografica del virus Ebola rispecchia attualmente quella di questo tipo di pipistrello (FIGURA 3).


FIGURA 3

Il virus viene trasmesso per contatto all’uomo da questi animali e presenta diffusione interumana. Si trasmette attraverso la cute non integra e le mucose per contatto con sangue, secrezioni o altri fluidi (urine, saliva, feci, etc), attraverso rapporti sessuali con persone infette anche se guarite (nel liquido spermatico il virus rimane infettante fino a 7 settimane dopo la guarigione dei sintomi), per contatto con animali infetti viventi o morti (primati, pipistrelli, antilopi, istrici) ad esempio durante la caccia o la macellazione di questi animali selvatici. Non è mai stata documentata la trasmissione per via aerea. L’infezione si può trasmettere anche per contatto tra cute non integra o mucose con l’ambiente (lenzuola, indumenti, siringhe, etc) contaminato da fluidi biologici del paziente infetto da virus Ebola. Il virus può sopravvivere a lungo in materiale organico liquido o essiccato, può essere inattivato da radiazioni UV, radiazioni gamma, riscaldamento per 60 minuti a 60°C o ebollizione per 5 minuti. Inoltre il virus Ebola è suscettibile all’ipoclorito di sodio ed ai disinfettanti in genere.

Chi è maggiormente a rischio di contrarre l’infezione?
Nel corso dell’attuale epidemia sono risultati più a rischio di contagio gli operatori sanitari quali infermieri e medici, i famigliari ed i conviventi in contatto con persone infette, coloro che hanno avuto contatto diretto con i corpi dei pazienti deceduti per Ebola durante le rituali cerimonie funebri.

C’è il rischio che l’epidemia si diffonda in altri Paesi?
Il rischio è molto basso. Al di fuori dei 3 Paesi dell’Africa occidentale interessati, dall’inizio dell’epidemia, sono stati registrati al febbraio 2015 casi sporadici di Ebola in Nigeria (20), Mali (8) e Senegal (1). Casi isolati d’importazione dai Paesi colpiti sono stati riportati negli Stati Uniti (4), in Spagna (1), Inghilterra (1), ed Italia (1). Salvo due singoli episodi di contagio ospedaliero in Spagna e Stati Uniti, si è trattato sostanzialmente di casi relativi a operatori sanitari o missionari originari di Paesi occidentali che sono rientrati nei rispettivi Paesi d’origine per la cura della malattia contratta in Africa. In particolare, in Italia è stato registrato un singolo caso ad evoluzione favorevole in un medico rientrato dalla Sierra Leone; nessun caso secondario è stato rilevato nel nostro Paese. Rigorose misure di controllo sono state intraprese e sono tuttora attive nell’ambito della rete sanitaria italiana inclusa quella presente nella Regione Friuli Venezia-Giulia.

Quali sono i sintomi clinici tipici della malattia da virus Ebola?
Il periodo di incubazione, fase asintomatica compresa tra il momento dell’infezione e l’inizio dei sintomi della malattia, è in genere di 4-10 giorni ma può variare tra 2 e 21 giorni. In questa fase così come all’inizio della fase sintomatica il soggetto non è sostanzialmente contagioso. L’insorgenza della malattia è improvvisa ed i sintomi iniziali comprendono una sindrome simil-influenzale con febbre, dolori muscolari ed affaticamento, cefalea e mal di gola. Il quadro iniziale non risulta pertanto specifico ed è comune a molte infezioni, dall’influenza alla malaria, molto diffusa in tutta l’Africa sub-sahariana. In un secondo tempo insorgono manifestazioni cliniche a carico di vari organi ed apparati. I sintomi possono essere di tipo gastroenterico (vomito, diarrea, dolore addominale, anoressia), neurologico (cefalea, confusione mentale, debolezza muscolare), muco-cutaneo (arrossamento delle congiuntive e del faringe, esantema cutaneo) e respiratorio (tosse, dispnea, dolore toracico). Al termine della prima settimana di malattia, oltre la metà dei pazienti può presentare manifestazioni emorragiche che vanno dalla diarrea con sangue al vomito ematico, dalle emorragie cutanee a quelle mucose (naso, bocca, apparato gastroenterico e genitourinario). Una quota importante di pazienti presenta emorragie severe a carico dei visceri seguite da stato di shock e insufficienza di più organi. La mortalità della malattia da virus Ebola oscilla tra il 50% ed il 90%. La probabilità di trasmissione del virus diventa sempre più elevata nelle fasi tardive della malattia e permane molto elevata anche dopo la morte del paziente.

C’è una terapia specifica?
Attualmente non sono disponibili trattamenti o farmaci specifici efficaci e sicuri per la cura della malattia da virus Ebola. I pazienti più gravi richiedono cure intensive di supporto; spesso si tratta di soggetti disidratati o che hanno presentato emorragie che richiedono infusioni di soluzioni idroelettrolitiche, plasma o sangue intero. Le dimensioni dell’attuale epidemia di virus Ebola hanno dato l’impulso ad uno straordinario sviluppo di progetti multinazionali cooperativi per sperimentare terapie specifiche. L’infusione di plasma di soggetti convalescenti da malattia da virus Ebola è stato ripetutamente impiegata in numerosi pazienti con buoni risultati preliminari. L’infusione di plasma derivato dal sangue ha il vantaggio di comportare costi economici contenuti ma comporta il rischio di trasmissione di altri agenti infettivi trasmissibili e quindi deve essere preceduta da adeguati controlli. Alcune terapie sperimentali sono state impiegate per trattare alcuni pazienti con malattia da virus Ebola negli Stati Uniti ed in altri Paesi. ZMapp è un cocktail di 3 differenti anticorpi neutralizzanti risultati attivi contro il virus Ebola in modelli animali di primati non-umani. Un piccolo numero di pazienti ha ricevuto questo prodotto senza effetti collaterali ma, in attesa del risultato di alcuni studi clinici, il beneficio non risulta ancora accertato. Un altro farmaco in sviluppo è denominato TKM-Ebola. Si tratta di nano-particelle lipidiche che interferiscono con l’RNA virale bloccandone la replicazione; risultato efficace in alcuni modelli animali, il prodotto è stato somministrato in via preliminare ad alcuni pazienti. Inoltre, altri due antivirali attivi contro il virus Ebola, il favipiravir e brincidofovir, sono in fase di sperimentazione clinica nei Paesi colpiti dall’epidemia.

E’ possibile prevenire la malattia da virus Ebola con la vaccinazione?
Due differenti vaccini sono attualmente in fase di sperimentazione clinica in Liberia e Sierra Leone. Il fine è di vaccinare primariamente i gruppi a più alto rischio di contrarre l’infezione, operatori sanitari ed addetti ai riti funebri. I vaccini in valutazione utilizzano virus differenti e non patogeni per l’uomo che fungono da vettore trasportando alcuni geni specifici del virus Ebola. Entrambe questi vaccini si sono dimostrati efficaci e sicuri in modelli di primati non umani.

Come si prospetta l’evoluzione dell’epidemia in corso?
Nelle aree colpite dalla malattia le armi più efficaci nel bloccare la diffusione dell’epidemia sono tutt’oggi costituite dalla raccomandazione che il paziente ammalato ed i suoi famigliari vengano seguiti presso un centro sanitario e dalla conoscenza delle modalità di protezione dall’infezione quando si è in contatto con il soggetto colpito dalla malattia (guanti, abito protettivo impermeabile, scarpe con sovrascarpe, maschera ed occhiali protettivi). Fondamentale risulta anche in questa infezione il rispetto rigoroso dell’igiene delle mani dopo essere entrati in contatto con il paziente, con le sue secrezioni e con l’ambiente a lui circostante. Viste le peculiari ritualità delle cerimonie funebri in alcuni Paesi dell’Africa occidentale, specifiche modalità protettive sono in particolare raccomandate per gli addetti alla preparazione del defunto per tali cerimonie. Nelle aree colpite sono inoltre sconsigliati contatti con animali a rischio quali pipistrelli della frutta e scimmie nonché l’ingestione delle carni crude di tali animali.


FIGURA 4
 
Alla fine di gennaio 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che finalmente l’epidemia di Ebola stava riducendosi con un numero inferiore a 100 nuovi casi x settimana nei 3 Paesi colpiti dell’Africa occidentale (FIGURA 4). Questi dati incoraggianti hanno indotto ad ipotizzare che questa epidemia potrebbe regredire del tutto entro il giugno 2015. Nella prima parte del mese di febbraio si è assistito peraltro ad un lieve incremento del numero di nuovi casi. Ebola quindi non è ancora ‘sotto controllo’ e, nonostante gli investimenti della comunità internazionale, gli sforzi immani di numerose organizzazioni non governative anche del nostro Paese, e l’impegno delle popolazioni degli stessi Paesi colpiti, ancora molta strada deve essere percorsa per considerare sconfitta questa terribile epidemia.